Archivi e Eventi, in qualità di “Associazione Culturale per la documentazione e la promozione dell’Ottocento e del Novecento livornese”, si propone l’ideazione e la realizzazione di eventi culturali relativi a pittori, incisori, letterati, musicisti, storicamente legati al territorio livornese, scarsamente documentati nella bibliografia critica corrente.
Tra le iniziative principali ideate e realizzate da Archivi e Eventi assume particolare prestigio la collana d’arte dal titolo “Rarità del Novecento Livornese”, ideata e diretta da Francesca Cagianelli, il cui primo numero, Renato Vigo e la stagione del surrealismo in Toscana, pubblicato nel novembre 2005, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno e il Patrocinio della Provincia, ha consentito di divulgare, grazie ad una serie di approfondimenti scientifici, una personalità artistica di eccezione nel panorama cittadino, congiunta alle sorti del surrealismo toscano, eppure scomparsa dalle cronache artistiche e dai repertori bibliografici.
La pubblicazione del secondo numero della collana, Lorenzo Cecchi (1864-1940). Pittore – scultore – architetto – scrittore – insegnante, interessa la figura di Lorenzo Cecchi, significativa tempra di artista, il cui insegnamento presso la Scuola di Arti e Mestieri e presso l’Istituto Tecnico di Livorno coinvolse tutta una generazione di artisti quali Renato Natali, Benvenuto Benvenuti, Gino Romiti, Corrado Michelozzi, Umberto Fioravanti, Cafiero Filippelli, Carlo e Luigi Servolini.
Gli acquarelli dedicati da Cecchi alla Sardegna, il Lazio, l’Umbria, e in particolare le visioni di Pompei, i templi della Magna Grecia e della Sicilia, i monumenti di Firenze, gli angoli della Vecchia Livorno, i vicoli di Assisi le spiagge di Salerno, ma soprattutto le magnificenze della Roma Imperiale, restituiscono con efficacia d’invenzione pittorica un inedito percorso d’artista nelle località più celebrate d’Italia.
Non sono comunque soltanto tali straordinari acquarelli a reclamare la riproposizione della personalità di Cecchi nel panorama dell’Ottocento e del Novecento livornese, ma anche la specificità della vocazione architettonica dell’artista, sulla quale si concentra l’introduzione di Franco Sborgi, con il ragionato obiettivo di reintrodurla nel contesto di una più diffusa consuetudine professionale volta alla diffusione dei modelli architettonici.
Del resto la statura professionale di Cecchi impone riguardo e attenzione soprattutto in rapporto a quello sguardo privilegiato che nell’arco dell’intera sua esistenza diresse verso le antichità livornesi, fino ad aprire l’annoso dibattito relativo al Castrum Liburni.
Ecco che la stima e l’amicizia che il più celebre Pietro Vigo rivolse all’artista erudito ci sostengono e motivano nel restituirne l’attività, finalmente ricongiunta all’unisono, di appassionato di beni architettonici e di pittore dapprima proteso verso la rivoluzione macchiaiola e quindi verso le novità del divisionismo.