Tra metafisica e astrazione
Il terzo volume della collana “Rarità del Novecento Livornese” è dedicato a Mario Ferretti, singolare e finora dimenticata tempra di artista e disegnatore livornese. Allievo di Beppe Guzzi presso la Sezione Artistica della Vetreria a Livorno nel 1937, quindi capofila del Gruppo Artistico Moderno Livornese (G.A.M.E.L.), Mario Ferretti (Livorno 1915-1974) si distinse per l’attività di disegnatore di vetrate e ideatore di manifesti, basti pensare ai bozzetti per i Littoriali della Vela e del Canotaggio, promossi dal GUF (1937).
Stimato e recensito da Mario Nigro, Curzio Malaparte, Guido Favati, Marcello Landi, Ferretti condivise a Livorno le tensioni artistiche di Voltolino Fontani, Osvaldo Peruzzi, Ferdinando Chevrier, senza comunque mai abbracciare definitivamente né l’EAISMO, né il Futurismo, né l’astrattismo. L’artista preferì elaborare formule sintetiche che, parallelamente al Novecento Italiano, potessero esprimere l’aspirazione a una moderna monumentalità, sempre tuttavia con un’inclinazione deformante e una vena metafisica che ne denunciano una congenita inquietudine.
Ferretti non disdegnò infatti di addentrarsi addirittura in percorsi di astrazione che segnano l’estremo omaggio alle possibilità sintetiche del linguaggio pittorico, anche se tali possibilità non cessano di ricondurre l’artista ad un’armonia di volumi e di cromie che, come nel caso dei numerosi Cieli degli anni Cinquanta, evocano squarci di Natura.
Si segnala a tale proposito come in occasione della pubblicazione del volume alcune delle più significative opere astratte sono state donate alla Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno che ha poi contribuito alla realizzazione dell’impresa editoriale. La monografia dedicata a Mario Ferretti è introdotta da un approndito e documentato saggio di Franco Sborgi, ordinario di storia dell’arte contemporanea presso l’Università degli Studi di Genova, e comprende due saggi di Francesca Cagianelli.
Un ulteriore contributo scientifico del volume consiste negli apparati curati da Michele Pierleoni, che presentano una selezione di poesie dell’artista, già pubblicate in una rara edizione livornese ormai esaurita.
Il volume è pubblicato in occasione della mostra, allestita nei locali della Galleria d’Arte Athena a Livorno, da sabato 13 gennaio a domenica 4 febbraio. La mostra, curata da Francesca Cagianelli, con il coordinamento organizzativo di Michele Pierleoni, offre una selezione ragionata di quaranta opere pittoriche e alcune delle più significative opere grafiche dell’artista, tra tempere, bozzetti per manifesti e carboncini, consentendo di apprezzare l’intero arco della produzione dell’artista, dagli esordi figurativi durante l’alunnato con Beppe Guzzi, fino alla stagione astratta degli anni Cinquanta, e, ancora, agli ultimi cicli monumentali degli anni Settanta.
A cura di Francesca Cagianelli e Franco Sborgi
Introduzione di Franco Sborgi
Apparati bibliografici a cura di Michele Pierleoni
Archivi e Eventi, collana “Rarità del Novecento Livornese”
Benvenuti&Cavaciocchi, Livorno 2007
Retro della copertina:
Allievo di Beppe Guzzi presso la Sezione Artistica della Vetreria a Livorno nel 1937, quindi capofila del Gruppo Artistico Moderno Livornese (G.A.M.E.L.), Mario Ferretti (Livorno 1915-1974) si distinse per l’attività di disegnatore di vetrate e ideatore di manifesti, basti pensare ai bozzetti per i Littoriali della Vela e del Canotaggio, promossi dal GUF (1937).
Stimato da Mario Nigro, Curzio Malaparte, Guido Favati, Marcello Landi, Ferretti condivise le tensioni artistiche di Voltolino Fontani, Osvaldo Peruzzi, Ferdinando Chevrier, senza comunque mai abbracciare definitivamente né l’EAISMO, né il Futurismo, né l’astrattismo.
L’artista preferì elaborare formule sintetiche che, parallelamente al Novecento Italiano, potessero esprimere l’aspirazione a una moderna monumentalità, sempre tuttavia con una inclinazione deformante e una vena metafisica che ne denunciano una congenita inquietudine.
Nature morte e composizioni di figure costituiscono il terreno iconografico su cui preferisce muoversi Ferretti, senza trascurare certi paesaggi industriali e vedute della Vecchia Livorno, sempre nell’ambito di una visione sintetica che talvolta lascia trasparire aneliti d’astrazione.
Ferretti non disdegnò infatti di addentrarsi in percorsi di astrazione che segnano l’estremo omaggio alle possibilità sintetiche del linguaggio pittorico, anche se tali possibilità non cessano di ricondurre l’artista ad una armonia di volumi e di cromie che, come nel caso dei numerosi Cieli degli anni Cinquanta, evocano squarci di Natura.
Apparati:
Raccolta di poesie
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la pagina frontale della copertina
il retro