La copertina del libro “Francesco Franchetti 1878-1931 – I percorsi dell’orientalismo in Toscana“.
Francesco Franchetti nasce a Livorno il 4 luglio 1878 da famiglia ebrea sefardita proveniente dal Marocco e congiunta da parentela con le più colte famiglie residenti a Firenze, Roma e Bologna, oltre che composta essa stessa da professionisti e scienziati di grande prestigio.
Svolge il suo apprendistato a Roma presso lo studio di Cesare Maccari, autore delle decorazioni per le aule del Senato, che lo instrada soprattutto verso l’attivit‡ disegnativa. Non si conoscono opere di Franchetti anteriori alla sua partenza per Roma, avvenuta non prima del 1896, ovvero dopo il ritorno a Roma dello stesso Maccari, impegnato a Loreto fino al 1895 con i dipinti della S.ta Casa.
I primi dipinti di Franchetti non rivelano comunque l’influenza del maestro, semmai quella di Francesco Paolo Michetti, di cui, ancora negli anni Venti, si sa che ammirava le grandi tempere: Serpi e Storpi.
L’artista sembra comunque orientarsi, almeno agli esordi, verso un culto del Rinascimento che lo induce ad eseguire diverse copie dall’antico, mentre, al suo ritorno a Firenze, da collocarsi con ogni probabilità intorno al 1900, rivela soprattutto nella produzione paesaggistica una certa attenzione verso la pittura macchiaiola, anche se filtrata da una sensibilità tutta moderna.
Nel 1909 avvia una cospicua serie di dipinti e pastelli di soggetto africano o piuttosto arabo, con numerosi riferimenti alla cultura figurativa antica e moderna, non ultimo quello di Delacroix.
Verso il 1913 Franchetti avverte il fascino dell’Impressionismo, grazie anche ai suggerimenti dell’amico, pittore e collezionista, Gustavo Sforni, e ancor più grazie allo sprone di Ardengo Soffici, al punto da mutare definitivamente maniera, con effetti di frammentazione della pennellata e di una pi fervida luminosità.
Nella scarsa produzione degli ultimi anni l’artista sembra superare l’impressionismo e recuperare invece certi aspetti della sua pittura giovanile, soprattutto nei pastelli che ritrovano una loro spontaneità.
Tra le rare esposizioni alle quali l’artista ebbe occasione di partecipare si ricorda la mostra organizzata dal fratello Alessandro nell’aprile 1918.
Muore suicida nel 1931.
Retro della copertina:
Originario di una famiglia ebrea sefardita proveniente dal Marocco, Francesco Franchetti (Livorno 1878-1931) deve considerarsi tra i più colti e raffinati interpreti della stagione orientalista in Toscana.
Durante l’apprendistato a Roma, avviato intorno al 1896, presso Cesare Maccari, Franchetti ebbe modo di apprezzare in particolare la produzione di Francesco Paolo Michetti, ma, con ogni probabilità, fu suggestionato anche dall’esempio di Nino Costa.
Intorno al 1909 prende avvio la produzione orientalista, ispirata ai soggetti africani ed arabi, mentre molte tavolette mostrano retaggi luminosi della stagione macchiaiola.
Verso il 1913 Franchetti rivela, nella produzione orientalista, indiscutibili tracce di aggiornamenti secessionisti, mentre le numerose nature morte coeve si collocano, grazie ai suggerimenti dell’amico Gustavo Sforni, tra gli esiti più originali di tanta fortuna cézanniana in Toscana.
Completa il quadro di una vocazione cromatica di eccezione la cospicua produzione di pastelli, tanto quelli realizzati dutante la prima guerra mondiale, quanto quelli dedicati ai prediletti paesaggi africani.