Di DARIO MATTEONI

Statua del Pescatore, a Ardenza-Livorno
Livorno. Un nuovo tassello si aggiunge alla storia delle tre statue destinate ad “abbellire” altrettante piazze della città di Livorno e che a varie riprese in questi mesi ha sollecitato la curiosità, ma più spesso l’indignazione, dell’opinione pubblica livornese. Ci riferiamo, come è ovvio, alla lettera della signora Cordelia von den Steinen, pubblicata sulle pagine del “Tirreno” di Livorno con il dovuto risalto: una lettera che racconta con inedite notizie la vicenda di una committenza mancata tra il Comune di Livorno e Pietro Cascella, lo scultore recentemente scomparso.
Si sarebbe quasi tentati di annoverare, con il gusto dell’investigatore, questa vicenda tra i tanti piccoli e grandi misteri (ma non sarebbe fuor di luogo anche il termine “scandali”), che da sempre accompagnano la storia dell’arte e che a Livorno, come tutti sappiamo, ha un precedente tristemente noto. E di mistero possiamo certo parlare se rileggiamo le dichiarazioni che pubblicamente sono state rilasciate sulla stampa cittadina per annunciare e poi immediatamente ritrattare, davvero nello spazio di un soffio, l’imminente collocazione in tre luoghi della città di altrettante opere scultoree di maestri contemporanei: quanta scarsa determinazione talvolta si cela tra le pieghe di un fraseggio poco autorevole!
La nostra storia, ma sarebbe più giusto dire una delle possibili storie che con un gioco di pazienza potremmo descrivere seguendo quello che davvero appare come un labirintico percorso, ha inizio con le magniloquenti dichiarazioni del sindaco Cosimi che in sede di presentazione del bilancio di previsione 2009 annunciava, nel disperato quanto scarsamente credibile tentativo di dar fiato ad un finora inesistente impegno nel settore dell’arte contemporanea, un cospicuo investimento per l’acquisto di tre statue: investimento che, indipendentemente dalla patetica e contraddittoria querelle che ne derivò sull’entità delle cifre da stanziare, appariva piuttosto che un ragionato percorso innovativo, un tronfio e maldestro gesto di magniloquenza.
Nella nostra paziente raccolta dei frammenti di questo puzzle, peraltro assai farraginosi e troppo spesso contraddittori, ci imbattiamo ora in un intervento, stavolta non roboante, ma di sostanza piuttosto disorganica, oltre che di tono assai dimesso, dell’assessore Guantini, che annuncia l’imminente nomina di una commissione, che si è seriamente in dubbio venga mai nominata, e i cui scopi a dire il vero appaiono per lo meno vaghi e fuorvianti, visto che ancora una volta l’unico ed ossessivo riferimento sembra quello del maestro Cascella: vi è forse l’intento di convocare uno stuolo di passivi acclamatori di una scelta preconfezionata, visto che l’unico esperto finora interpellato a nostra conoscenza, autorevole voce della cultura artistica nazionale, pare abbia sonoramente sconsigliato l’insistenza in tale ristretta, o addirittura unilaterale, rosa di nomi?
Tutto risolto quindi oppure tutto davvero fittizio? Ma poiché il nostro lavoro di storici ci avverte che troppo spesso, quando tutto sembra andare a posto, si incorre invece in una tangibile manifestazione di ambiguità, sarebbe meglio concludere: “il cane crede di mordere l’osso e invece si morde la coda”. E allora sembra fin troppo facile riportare le affermazioni di Cosimi, così come quelle della sua giunta, in un universo di intenzioni enunciate, ma del tutto ineffettuali. Sono frammenti, così come i tanti atti di questa vicenda, di un discorso che troppo spesso confligge con la realtà delle cose. Così di fronte ad ogni difficoltà effettiva, ad ogni giusta o almeno plausibile polemica, e forse anche di fronte a qualche non indifferente imbarazzo procedurale, questo scioglilingua che vuole essere rassicurante, consolatorio, ed invece suona davvero come un ritornello, è costretto invece a smentirsi, a tornare indietro, a trasformarsi in silenzio, in una sorta di piroetta amministrativa che di certo non contribuisce ad innalzare l’immagine di questa giunta.
Ma forse, più della piroetta, è certo questo silenzio da parte dell’attuale amministrazione ciò che appare ad oggi davvero incomprensibile, se non intollerabile, per l’opinione pubblica della nostra città.
Dario Matteoni