Il progetto di arricchire la bibliografia storico-critica relativa agli artisti livornesi appare oggi come una urgenza non più prorogabile.
Studi troppo angolati sulle personalità più prestigiose quali Giovanni Fattori, Oscar Ghiglia e Mario Puccini, dizionari addirittura privi di voci ormai ineliminabili dal contesto artistico nazionale, rassegna espositive di arte toscana, anche recentissime, tuttora scabrosamente riluttanti verso tante nuove acquisizione del contesto livornese, hanno motivato la realizzazione del progetto di una nuova collana di studi artistici livornesi.
Sono in particolare gli artisti seguiti all’ondata fattoriana, quelli che nella storiografia critica più recente, furono etichettati – impropriamente quanto incautamente – “Postmacchiaoli”, che necessitano finalmente di un inquadramento rigoroso che li sottragga alle risciacquature dilettantesche e alle semplificazioni critiche.
Ancor più soggetti ad altalenanti vicissitudini storiografiche appaiono molti artisti della generazione attiva a partire dagli anni Venti che, sicuramente meno fortunati di Plinio Nomellini e di Renato Natali, recarono il loro contributo al dibattito sulla modernità, ripensando gli idiomi del Novecento sempre con una vena sintetica e deformante che mai simpatizza con il classicismo imperante in quegli anni.
Troppo marginali rispetto al flusso espositivo nazionale, tali artisti si sottrassero ben presto all’ufficialità, mancando ai principali appuntamenti con la storia, che quindi ha finito col cancellare le tracce della loro pur cospicua produzione.
L’indagine da tempo condotta con rigore e scrupolosità tra gli archivi e i depositi delle collezioni pubbliche e private mi ha sorretto nell’enucleare una rosa di artisti senz’altro degno di una prossima ricognizione, nella convinzione che non è più possibile proseguire in una definizione del Novecento toscano che non veda la compagine livornesein una postazione privilegiata.
Francesca Cagianelli