Cinquanta anni di scempi ed errori
Di Dario Matteoni
Livorno. Un recente cartellone, dalla grafica quasi accattivante, accoglie ‘l’ignaro’ visitatore che dalla superstrada, superato il nuovo centro commerciale, si dirige verso il centro di Livorno. Al nostro viaggiatore appaiono le immagini scelte come testimonianze della città: la grande cisterna di Pasquale Poccianti e il Mercato generale di Angiolo Badaloni e, di certo attirato dalla monumentalità di queste opere di evidente modernità, non può non essere a questo punto sollecitato da un’immediata curiosità. Non ha appena incontrato nel suo percorso, proprio alle soglie della città, a pochi metri da quel cartellone, un edificio che, pur ridotto allo stato di rovina, comunica ancora l’eleganza delle sue architetture e delle sue decorazioni?
L’interrogativo diventa più struggente quando il nostro turista, forse memore della lettura ancora fresca di qualche guida, ricorda che l’edificio che forse in maniera più efficace di qualsiasi cartellone lo ha accolto al suo arrivo a Livorno è uno dei capolavori della stagione Liberty in Toscana, le Terme della Salute, opera dello stesso architetto del mercato generale, Angiolo Badaloni.