MARIO PIERI NERLI 1886-1917. ITINERARI DEL SIMBOLO TRA LIVORNO E IL GOLFO DELLA SPEZIA

gennaio 19, 2009

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COMUNICATO STAMPA

Sabato 24 gennaio, ore 17.30, Palazzina delle Arti, La Spezia

Sabato 24 gennaio alle ore 17.30 alla Palazzina delle Arti della Spezia (Via del Prione 236) inaugura la mostra “Mario Pieri Nerli 1886-1917. Itinerari del Simbolo tra Livorno e il Golfo della Spezia”. L’evento è organizzato dall’Istituzione per i Servizi Culturali del Comune della Spezia in collaborazione con la Provincia di Livorno e l’associazione culturale labronica “Archivi e Eventi”.

L’esposizione, che fa seguito alla presentazione del volume dal titolo “Mario Pieri Nerli 1886-1917. Itinerari del Simbolo tra Livornio e il Golfo della Spezia” edito da Benvenuti e Cavaciocchi per “Archivi e Eventi”, porta alla conoscenza della storia dell’arte l’inedita personalità dell’artista livornese Mario Pieri Nerli, discendente della nobile famiglia senese Pieri Pecci Ballati Nerli e nipote del grande pittore Girolamo Pieri Nerli che esportò in Nuova Zelanda e in Australia il linguaggio artistico postimpressionista. Nella sua breve vita, stroncata dalla morte in guerra sul Monfenera nel 1917, Mario Pieri Nerli lavorò a Milano, Livorno e all’isola Palmaria nel golfo spezzino, ove la famiglia possedeva la grande casa di villeggiatura posta nel seno di San Giovanni di fronte a Portovenere.

Elitaria figura di ingegnere-architetto, laureatosi al Politecnico di Milano, Mario Pieri Nerli manifestò precocemente la vocazione a un simbolismo d’eccezione, mescolando da una parte macabri allegorismi alla William Blake e liriche divagazioni neosettecentesche, dall’altra un immaginario architettonico di matrice secessionista.

La sua opera pittorica ad acquarello, riunita per la prima volta alla Palazzina delle Arti, riconduce l’artista al contesto di cultura internazionale sorto intorno allo storico Caffè Bardi di Livorno all’inizio del Novecento, che ebbe numerosi contatti anche con l’ambiente artistico spezzino dello stesso periodo, tramite figure di intellettuali a cerniera fra i due territori come Ettore Luigi Serra –il primo editore di Ungaretti – Roberto Galeazzi, gli xilografi de L’Eroica.

Curatori della mostra e del volume sul pittore livornese sono Francesca Cagianelli, ideatrice e direttrice della collana per i tipi di Benvenuti e Cavaciocchi “Rarità del Novecento livornese”, Marzia Ratti, Direttore dell’Istituzione per i Servizi Culturali e Franco Sborgi, Professore Ordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea all’Università di Genova.

Per informazioni telefonare al n. 0187-778544 oppure scrivere all’indirizzo mail palazzinaarti@laspeziacultura.it . La scheda della mostra è anche sul sito www.laspeziacultura.it.

Orari: da mercoledì a domenica: 10-12/16-19; martedì solo 16-19; lunedì chiuso.

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Archivi e Eventi e l’originalità del progetto sul Caffè Bardi

ottobre 1, 2008

Francesca Cagianelli, autrice nel 2006, in occasione della monografia di Renato Natali, della prima autorevole ricognizione storica, ragionata e documentata, della stagione del Caffè Bardi di Livorno, presenterà alla stampa il quinto volume delle “Rarità del Novecento Livornese”, dedicato a uno dei protagonisti più rappresentativi di tale stagione, ma purtroppo trascurato dalla critica: Mario Pieri Nerli.

Riscoperto dalla Cagianelli solo grazie ad una approfondita indagine degli archivi livornesi, Mario Pieri Nerli incarna l’anima forse più struggente e internazionale del Caffè Bardi, ovvero quel simbolismo esoterico di marca rosacrociana di cui la studiosa sta da anni tessendo le fila in una serrata produzione scientifica che avrà come esito la prossima pubblicazione monografica dedicata a Charles Doudelet, l’artista belga presente a Livorno nei primi anni del Novecento, accolto dagli artisti del Caffè Bardi quale vero nume tutelare.

La stagione di studi sul Caffè Bardi, inaugurata da Francesca Cagianelli e promossa da “Archivi e Eventi”, ha trovato un esito esclusivo e prestigioso nella prima completa pubblicazione promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno dal titolo Gabriele Gabrielli. Un allievo spirituale di Vittore Grubicy al Caffè Bardi e raggiunge con questa prossima impresa editoriale un’altra tappa imprescindibile nel progetto di rivalutazione delle personalità artistiche del Caffè Bardi.

Nel corso della conferenza stampa Francesca Cagianelli enuncerà le prossime fasi dell’ampio e pluriennale progetto promosso da “Archivi e Eventi”, all’interno di quella che a tutti gli effetti costituisce la prima collana d’arte dedicata agli artisti dimenticati: sono tutte personalità artistiche afferenti al Caffè Bardi, da Giulio Ghelarducci a Manlio Martinelli, trascurate dalla sommaria e spesso velleitaria compagine critica trascorsa e attuale, e invece destinate a ribaltare la storia degli studi in Toscana.


Mario Ferretti. Introduzione di Luciano Barsotti

dicembre 31, 2006

La recente donazione di quindici opere pittoriche di Mario Ferretti alla Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno accompagna la pubblicazione di questa prima monografia dedicata all’artista nell’ambito della collana “Rarità del Novecento Livornese”, ideata e diretta da Francesca Cagianelli.
Si tratta del terzo numero di una collana che pone all’attenzione del pubblico livornese episodi storico artistici di qualità rispetto alla modesta fortuna critica cui andarono soggetti nel corso del tempo.

Oltre le soglie del XXI secolo il Novecento è destinato, anche a Livorno, a mostrare solide radici culturali e felici risultati artistici, che, proprio nel caso attuale di Mario Ferretti, confermano l’esigenza di un’attenzione diversa a tale reparto espressivo, nonché di un’indagine più approfondita.

Dopo la stagione artistica avviata nell’ambito dei corsi di Beppe Guzzi alla Vetreria di Livorno, Mario Ferretti manifesta, tra Sindacali, Interprovinciali, Premi nazionali e Quadriennali, un sentito lessico novecentista che muove da Sironi, Carrà e Campigli per tradurre in sapienti composizioni una visione simbolica personale e convincente.

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Franchetti-Mondolfi 1906. Prefazione

dicembre 10, 2006

“Raccolta d’antiche memorie domestiche” di casa Franchetti scritte da Rodolfo Mondolfi e inviate nel 1899 a Francesco Pera, autore delle celebri biografie livornesi, come contributo alla conoscenza dello zio Alessandro Franchetti, ed anche, nel 1907, ad Eleonora Uzielli Franchetti (moglie del cugino Augusto Franchetti, figlio di Alessandro) “più autorevole e degna custode” delle tradizioni di casa, come scrive il Mondolfi nella lettera d’accompagnamento. Una biografia d’Alessandro Franchetti (1809-1874)1, dunque, che partendo dai suoi genitori, David e Rosa Tedeschi e tratteggiando i profili dei vari membri di una famiglia allargata, generosamente aperta ad accogliere parenti in difficoltà, giunge, nella “Breve appendice”, a registrare le ultime dolorose vicende di un nipote di Alessandro, Umberto, rimasto vedovo nel 1906, e ancora, nelle note, qualche evento del 1907.

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Mostra Lorenzo Cecchi. Presentazione

ottobre 8, 2006

Introduzione

Di Francesco Gatto

La “Galleria San Barnaba Due” di Francesco Gatto e Roberto Mei ha individuato nella mostra antologica di Lorenzo Cecchi un evento strategico rispetto al ciclo delle iniziative espositive dedicate alla pittura dell’Ottocento e del Novecento Toscano, in particolare la compagine artistica livornese più nota come Gruppo Labronico.

In quanto maestro di artisti quali Renato Natali, Benvenuto Benvenuti, Gino Romiti, Cafiero Filippelli, Lorenzo Cecchi viene infatti a costituire una personalità emblematica, soprattutto in rapporto ad un apprendistato artistico che, per quanto regolato da una componente scolastica ineludibile, pure trovava nello studio dal vero un momento di verifica fondamentale.

Opere quali Livorno. Loggia di casa colonica (1895), Livorno. Fortezza Vecchia vista da Piazza Sanità (1906), Livorno. Draga nelle acque dell’ex Scalo Zoni documentano tra l’altro una scelta stilistica parallela a quella consolidatasi nell’ambito della Scuola di Micheli, dove i valori tonali e luminosi sono senz’altro privilegiati rispetto all’intento costruttivo.

Forse solo nell’esito divisionista di Cecchi, evidente negli acquarelli realizzati a partire dagli anni Dieci, si potrebbero rinvenire possibili paralleli con l’esperienza di alcuni allievi confluiti poi sotto l’insegnamento di Micheli, quali appunto Gino Romiti, ma certamente Cecchi non giunse mai a condividerne la temperie simbolista, anzi preferì sondare il vero con un sentimento luminoso vibrante e originale.
Isolato dunque ci appare Cecchi rispetto alla compagine artistica livornese coeva, anche se molteplici si presentano gli spunti per ricostruire i dintorni di una stagione figurativa variegata e densa di sperimentazioni.
La convinzione che l’indagine e l’approfondimento di tale stagione possa condurre a scoperte e arricchimenti di carattere bibliografico, ha condotto la “Galleria San Barnaba Due” a promuovere questo appuntamento espositivo ideato da Francesca Cagianelli, che qui si ringrazia per la professionalità e l’entusiasmo con cui ormai da anni prosegue le sue ricerche sull’Ottocento e sul Novecento livornese, con l’obiettivo di riproporle in un contesto storico e culturale di respiro nazionale.


Lorenzo Cecchi (1864-1940). Introduzione

ottobre 7, 2006

Archivi e Eventi, in qualità di “Associazione Culturale per la documentazione e la promozione dell’Ottocento e del Novecento livornese”, si propone l’ideazione e la realizzazione di eventi culturali relativi a pittori, incisori, letterati, musicisti, storicamente legati al territorio livornese, scarsamente documentati nella bibliografia critica corrente.

Tra le iniziative principali ideate e realizzate da Archivi e Eventi assume particolare prestigio la collana d’arte dal titolo “Rarità del Novecento Livornese”, ideata e diretta da Francesca Cagianelli, il cui primo numero, Renato Vigo e la stagione del surrealismo in Toscana, pubblicato nel novembre 2005, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno e il Patrocinio della Provincia, ha consentito di divulgare, grazie ad una serie di approfondimenti scientifici, una personalità artistica di eccezione nel panorama cittadino, congiunta alle sorti del surrealismo toscano, eppure scomparsa dalle cronache artistiche e dai repertori bibliografici.

La pubblicazione del secondo numero della collana, Lorenzo Cecchi (1864-1940). Pittore – scultore – architetto – scrittore – insegnante, interessa la figura di Lorenzo Cecchi, significativa tempra di artista, il cui insegnamento presso la Scuola di Arti e Mestieri e presso l’Istituto Tecnico di Livorno coinvolse tutta una generazione di artisti quali Renato Natali, Benvenuto Benvenuti, Gino Romiti, Corrado Michelozzi, Umberto Fioravanti, Cafiero Filippelli, Carlo e Luigi Servolini.
Gli acquarelli dedicati da Cecchi alla Sardegna, il Lazio, l’Umbria, e in particolare le visioni di Pompei, i templi della Magna Grecia e della Sicilia, i monumenti di Firenze, gli angoli della Vecchia Livorno, i vicoli di Assisi le spiagge di Salerno, ma soprattutto le magnificenze della Roma Imperiale, restituiscono con efficacia d’invenzione pittorica un inedito percorso d’artista nelle località più celebrate d’Italia.

Non sono comunque soltanto tali straordinari acquarelli a reclamare la riproposizione della personalità di Cecchi nel panorama dell’Ottocento e del Novecento livornese, ma anche la specificità della vocazione architettonica dell’artista, sulla quale si concentra l’introduzione di Franco Sborgi, con il ragionato obiettivo di reintrodurla nel contesto di una più diffusa consuetudine professionale volta alla diffusione dei modelli architettonici.

Del resto la statura professionale di Cecchi impone riguardo e attenzione soprattutto in rapporto a quello sguardo privilegiato che nell’arco dell’intera sua esistenza diresse verso le antichità livornesi, fino ad aprire l’annoso dibattito relativo al Castrum Liburni.

Ecco che la stima e l’amicizia che il più celebre Pietro Vigo rivolse all’artista erudito ci sostengono e motivano nel restituirne l’attività, finalmente ricongiunta all’unisono, di appassionato di beni architettonici e di pittore dapprima proteso verso la rivoluzione macchiaiola e quindi verso le novità del divisionismo.